Durante l'infame eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., la distruzione di Pompei non fu causata solo dai materiali vulcanici, ma anche da intense scosse sismiche. Recenti scavi nell'area dell'Insula dei Casti Amanti di Pompei rivelano che l'attività sismica ha giocato un ruolo significativo nel crollo degli edifici e nella morte di molti abitanti.
Il team di ricerca ha esaminato il sito e ha trovato evidenze di crolli improvvisi degli edifici che hanno sopraffatto due individui. Analizzando le tecniche costruttive, i depositi vulcanici e i modelli delle fratture ossee, è diventato chiaro che i terremoti scatenati dall'eruzione vulcanica hanno contribuito in modo significativo alla distruzione.
Tradizionalmente, si credeva che l'accumulo di materiali vulcanici come la pomice e la pressione delle colate piroclastiche fossero le cause principali dei danni. Tuttavia, questa nuova evidenza mette in luce l'impatto devastante dell'attività sismica durante l'eruzione. Lo scrittore antico Plinio il Giovane aveva descritto questi terremoti e le scoperte odierne forniscono ora prove fisiche a sostegno dei suoi resoconti. I terremoti hanno probabilmente causato il crollo dei muri, contribuendo al caos e alle fatalità.
Questa scoperta illumina gli effetti combinati delle eruzioni vulcaniche e dei terremoti nelle catastrofi storiche. Molti edifici a Pompei erano indeboliti dall'attività sismica, portando a danni più significativi quando arrivarono le colate piroclastiche. Questa visione aggiornata sottolinea la necessità di considerare sia i pericoli vulcanici che quelli sismici nello studio delle antiche catastrofi e dei loro impatti sugli insediamenti umani.
I risultati aprono nuove strade per la ricerca in vulcanologia, archeologia e paleopatologia, migliorando la nostra comprensione delle antiche catastrofi e di come abbiano plasmato gli eventi storici. Sottolinea inoltre l'importanza di un approccio multidisciplinare per scoprire l'intera storia della tragica fine di Pompei.